"ONE"
Peter Schmeichel
Hodder & Stoughton - 2021
Questo libro di sorprendente bellezza, pubblicato nel 2021, costituisce l’edizione aggiornata di quello dato alle stampe nel 1999, a conclusione dell’esperienza al Manchester United dell’Autore, culminata con la vittoria della Champions League contro il Bayern Monaco.
Il racconto di Schmeichel parte proprio da quella partita, ed in particolare dagli incredibili ultimi tre minuti, vissuti dalla squadra in uno stato definito “risk mode” che ben esprime la mentalità vincente dei giocatori e di Alex Ferguson.
Nel secondo capitolo inizia il racconto della vita familiare, molto avventurosa e drammatica soprattutto sul lato paterno. Il nonno, polacco della Pomerania, fu ucciso nel primo bombardamento nazista di Danzica; la nonna, eroina della resistenza cattolica, fu subito deportata dai “liberatori” russi e morì anni dopo in un campo di prigionia vicino a Mosca. Il padre Anton, cresciuto con i nonni e divenuto musicista, fu costretto a diventare una spia polacca (con tanto di corso di formazione) per poter espatriare in Danimarca (e sposare la madre di Peter), e poi divenne una contro-spia danese quando si autodenunciò a Copenaghen, dopo aver visto in viaggio la costruzione del muro di Berlino.
La durezza di questi eventi e della vita di Anton Schmeichel – che ha lavorato praticamente tutte le sere e le notti come pianista in due celebri locali di Copenaghen, dormendo per buona parte delle mattine, hanno avuto effetti evidenti sulla sua personalità e si sono in parte trasferiti nel figlio Peter. Molto importante risulta anche la figura della madre, infermiera in un ospedale ed a sua volta spesso assente negli stessi orari del marito.
Dopo un’infanzia comunque serena con le tre sorelle e l’approccio positivo con numerosi sport (in particolare, hockey e pallamano), nel libro viene narrata la scelta di Peter per il calcio e la trafila nelle squadre danesi fino alla bella avventura in coppa Uefa con il Broendby, interrotta in semifinale dalla Roma.
Di qui, il passaggio al Manchester United (la squadra per cui Peter ha sempre tifato) che stava per iniziare il suo ciclo vincente ed in cui l’Autore porta subito l’apporto del suo formidabile temperamento, anche nei rapporti con compagni ed avversari già affermati ed agguerriti (tipo John Fashanu…).
Molto bello il capitolo dedicato ad Eric Cantona (che firma anche la prefazione del libro): di lui, senza tacere qualche ombra caratteriale, Schmeichel evidenzia la vocazione artistica e l’influsso positivo avuto sulla mentalità della squadra e dei giovani campioni che si sarebbero affermati di lì a poco.
Più articolati ma anch’essi apprezzabili i ritratti degli altri protagonisti dell’epopea di quegli anni: in primo luogo, ovviamente, Ferguson (cui l’Autore non risparmia qualche frecciata, pur esaltandone la genialità); poi Bruce, Robson, Hughes, Mc Clair, Ince, Pallister, Irwin, Giggs, Beckham, Scholes, Cole, Yorke, Keane, Stam, i fratelli Neville, Dublin, Solskjaer, Sheringham.
Allo stesso modo, risultano piacevolissimi i racconti su famosi avversari come Ian Wright, Shearer, Mc Manaman, Inzaghi (abbastanza detestato da Schmeichel, come da Oliver Kahn) e su sfide internazionali come quelle contro Juventus, Inter, Galatasaray, nonché della splendida ed inaspettata vittoria con la Danimarca agli Europei del 1992.
Gli appassionati del ruolo troveranno nel libro una interessantissima analisi della figura di portiere (il capitolo si intitola “Fare il portiere non è solo parare”). Partendo dalle proprie esperienze personali e dall’evoluzione del calcio moderno, Schmeichel individua due macro categorie – portieri proattivi e reattivi - sottolineando gli effetti decisivi sul gioco della squadra (si fanno gli esempi di De Gea ed Ederson, ma anche di Barthez/Howard/Buffon e Van der Sar).
Segue il racconto della fase conclusiva della carriera di calciatore – con la controversa esperienza allo Sporting Lisbona,e poi il ritorno in Premier League tra Aston Villa e Manchester City – e l’inizio delle nuove esperienze che hanno portato Schmeichel nel mondo della televisione e degli affari.
Il libro si conclude tornando agli argomenti con cui era iniziato. Dapprima il racconto degli affetti, con particolare attenzione al figlio Kasper (che ha avuto una splendida carriera seguendo le orme paterne, reggendo la pressione dell’inevitabile confronto) ed al padre appena scomparso, di cui viene citata la dolorosa lotta contro l’alcolismo ed contro i démoni di una vita complicata.
Poi, un breve richiamo all’ultima apparizione in campo a Schmeichel insieme ai vecchi compagni ed avversari, nel trentennale della indimenticabile finale del 1999.
Nel complesso, il libro si inquadra nella migliore tradizione delle autobiografie sportive di stampo anglosassone, essendo fondato su una narrazione sincera e condita da innumerevoli aneddoti (quasi sempre belli ed utilissimi per capire gli argomenti trattati). In questo senso, l’integrazione apportata alla prima versione risulta provvidenziale, perché ha consentito all’Autore di aggiungere e rielaborare riflessioni sia sugli aspetti sportivi che su quelli più personali.