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"LA PARTITA "
Piero Trellini
Mondadori - 2019
Per chi è nato in Italia nei primi anni settanta del secolo scorso i mondiali del 1982 sono stati l’iniziazione perfetta al calcio.
Io allora di anni ne avevo otto, e ricordo con particolare nostalgia quei pomeriggi perfetti di vacanza, con le partite in TV che davano ulteriore slancio a quelle con gli amici in cortile, giocate fino all’ultimo e provvidenzialmente tardo raggio di sole.
Qualcosa di simile, ma più profondo, è accaduto all’Autore di questo libro, che per la verità è nato proprio nel 1970, e dunque nel 1982 aveva probabilmente già vissuto il bellissimo mundial argentino.
Da preadolescente, Piero Trellini ha seguito con grande entusiasmo la manifestazione spagnola ed è stato folgorato dal match tra Italia e Brasile; una partita che nella memoria nazionale è riuscita ad eguagliare o perfino superare la finale con la Germania, come può accadere solo nel confronto tra una grande gioia ed una grande gioia inaspettata.
Questo libro nasce, a ben vedere, il giorno successivo alla partita, e precisamente dai ritagli dei giornali del 6 Luglio 1982; in seguito, per qualche decennio, l’Autore ha continuato un lavoro certosino di raccolta dati, che ha riguardato tantissime vicende legate in maniera più o meno diretta a ciò che accadde in campo.
Agevolato dalla professione di giornalista intrapresa dopo la laurea, Trellini ha raccolto tantissime informazioni non solo sui giocatori ed i tecnici che presero parte alla partita, ma anche su altri “protagonisti” (su tutti, lo stadio Sarrià) e su figure apparentemente secondarie come arbitri, dirigenti nazionali ed internazionali, giornalisti, organizzatori, sponsor. Nei molti viaggi fatti per l’occasione, è anche venuto a contatto e perfino in possesso di vari cimeli, come il pallone, il taccuino ed il fischietto dell’arbitro, i guanti di Zoff..
Alla luce di queste considerazioni si potrebbe considerare La partita come un tipico libro di inchiesta, seppur riferito ad un evento alquanto particolare.
In realtà non è così.
Le storie dei vari protagonisti, inserite in brevi capitoli, vengono abilmente lasciate e riprese intorno all’oggetto principale, con un effetto narrativo molto più simile a quello di un romanzo che a quello proprio della saggistica.
Ed è romanzato il racconto di tante vicende, magari lontane dall’epicentro spazio-temporale della partita, ma che servono per spiegarne alcuni tratti di fondo, come la diversità tra le filosofie calcistiche del calcio italiano e brasiliano, o la personalità di personaggi centrali (ad esempio, quella di Socrates, attraverso la storia della “democrazia corinthiana” e del suo rapporto con la dittatura militare).
Poi c’è la partita in sé, di cui viene fatto un breve ma fedelissimo riassunto: lì l’elemento romanzesco c’era già tutto, con l’enorme tensione della vigilia, l’alternanza dei gol, la sconfitta e gli errori di giocatori che sembravano imbattibili, la rinascita di Paolo Rossi e la follia di Bearzot nel dargli fiducia…
Infine, hanno tratti avventurosi che da soli superano la normale cronaca e sono molto ben descritti anche la storia con cui il libro inizia – quella dell’arbitro, il signor Abraham Klein -, il racconto degli assetti di potere nella FIFA ed il ruolo svolto della stampa, che in quella manifestazione era capitanata da califfi come Brera, Soldati, Del Buono, Arpino.
Per tutte queste ragioni, l’occhiello del titolo del libro (“Il romanzo di Italia–Brasile”) pare molto giustificato.
La vicenda narrata propone anche vari insegnamenti, alcuni dei quali sono arrivati fino ai giorni nostri.
Il primo lo riassumerei con una parola: cautela. Quella incredibile vittoria, oltre a un’enorme felicità, ha generato anche un grande e malcelato imbarazzo, perché fu preceduta da una campagna di stampa diffusa ed assolutamente violenta, che portò al famoso silenzio stampa degli azzurri. Un passaggio così rapido dal dileggio alla (inevitabile) beatificazione ha certamente segnato il mondo del giornalismo e probabilmente introdotto, almeno in ambito sportivo, un elemento almeno inconscio di prudenza. Il che non è male, né di poco conto.
C’è, poi, una riflessione che emerge dal grandissimo numero di eventi e personaggi raccontati da Trellini: ognuno di essi, a suo modo, ha inciso sul risultato del campo, determinando il luogo, l’orario, le premesse ed i singoli protagonisti della partita.
Attraverso queste sliding doors, alla fine delle circa 600 pagine del libro si ha l’impressione di conoscere davvero tutti i dettagli del match che nel 2010 il settimanale Time ha considerato come il più bello della storia del calcio.
Si è, dunque, assaliti da un po’ di piacevole sgomento nell’apprendere che altre 600 pagine di storie ed aneddoti sono state – per il momento - accantonate dall’Autore… :-)
In definitiva, le recensioni assolutamente positive ricevute dal libro mi sembrano giustificate: se non ci si fa spaventare dalle dimensioni del volume, ci si può immergere nel contesto di quella partita e di quegli anni, imparando o ricordando tante altre interessanti vicende della cronaca e della storia più o meno recente.
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