"IL MAESTRO E LA BICICLETTA"
Ernesto Colnago
66th and 2nd, 2020
Ci sono tanti buoni motivi per amare il ciclismo: è uno sport basato su forza, coraggio e resistenza, ma richiede al contempo notevoli doti di tattica e strategia; si basa su prestazioni individuali ma presuppone un’interazione virtuosa tra il singolo ed il resto della squadra; contiene al suo interno, un po’ come accade nel tennis con le varie superfici, alcune specialità che richiedono doti peculiari (velocista, scalatore, ecc.); offre splendide metafore della vita.
Eppure non mi ha mai appassionato. Anzi, fin da molto giovane ho sviluppato nei suoi confronti quella che consideravo una cordiale antipatia, e probabilmente era invece un’avversione molto più razionale: soprattutto in estate, infatti, troppi amici rimanevano incollati davanti alla tv per veder pedalare i loro idoli, facendo mancare il “numero legale” nelle nostre fondamentali partite di simil-calcio.
Questa insana devianza non mi ha distolto dall’acquistare e dal leggere subito il recente libro di Ernesto Colnago. Il merito va in primo luogo alla bellissima trasmissione di Radio Radicale Due Microfoni, condotta da Emilio Targia, nel corso della quale il volume è stato presentato insieme al coautore Marco Pastonesi.
Scorrendo l’indice del libro appare subito chiaro che non si tratta di un’autobiografia appiattita su più o meno risalenti ricordi di corse ciclistiche. La prefazione è, infatti, firmata da un manager di fama internazionale – Vittorio Colao – che ha incontrato Colnago con curiosità ed un pizzico di diffidenza, scoprendo un personaggio molto interessante e perfino diverse affinità dal punto di vista professionale.
La lettura del volume conferma pienamente l’impressione di Colao, restituendo l’immagine di una personalità ricca e versatile, ancorata a valori antichi ma innamorata dell’innovazione.
Il racconto si dipana con una struttura semplice ed appropriata: due brevi capitoli introduttivi, seguiti dai quattro principali che richiamano gli ambiti fondamentali della vita di Colnago, facendo quasi riferimento alle relative materie scolastiche.
In primo luogo la Storia, che nel libro non si esaurisce nell’esposizione dei dati biografici dell’Autore, e descrive anche uno spaccato della società italiana dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri.
Segue la Geografia, che Colnago ha avuto la possibilità di approfondire soprattutto grazie ai tantissimi viaggi effettuati in qualità di meccanico, al seguito di numerose squadre ciclistiche. A partire dal suo primo Giro d’Italia, nel 1955, sono evocati tanti episodi avventurosi accaduti nel corso delle gare e vengono tratteggiate le figure di campioni storici come Fiorenzo Magni, Fausto Coppi, Gino Bartali, Gastone Nencini, Felice Gimondi, Eddy Merckx, Giuseppe Saronni, i fratelli Moser ed i corridori più recenti, fino ad Alex Zanardi.
Il terzo capitolo riguarda le Scienze ed è, forse, il più suggestivo, perché esprime benissimo il mix di genialità ed ossessiva meticolosità che ha portato Colnago a sperimentare tante soluzioni innovative, cambiando nei decenni molte caratteristiche della bicicletta. Tra i numerosi personaggi che l’hanno accompagnato in questa continua ricerca, due assumono particolare rilevanza: il già citato Merckx, che più di altri ha stimolato Colnago con le richieste più disparate, dettate dal suo perfezionismo; ed Enzo Ferrari, che ha ispirato e sostenuto l’utilizzo del carbonio al posto dell’acciaio nei telai delle bici, ed ha fornito tanti altri suggerimenti utili (splendido il racconto di un pranzo in osteria tra i due, a metà degli anni ottanta).
L’ultimo capitolo è dedicato alla Religione e contiene alcune riflessioni personali dell’Autore sul senso della vita e sulla spiritualità, anche alla luce del recente venir meno di alcuni affetti particolarmente cari.
Ancora oggi, nonostante abbia recentemente ceduto la proprietà dell’azienda, Ernesto Colnago studia ed appunta dove può idee per migliorare l’efficienza di vari pezzi della bicicletta. Questa estrema tensione all’ingegno rappresenta una grande lezione anche per i nostri difficili tempi e spiega meglio di ogni altro dato come l’anima orgogliosa dell’artigiano si sia perfettamente abbinata all’abilità dell’industriale.
Il culto dell’Autore per la semplicità trova riscontro anche nello stile narrativo molto scorrevole, rendendo ancor più godibile la lettura delle 144 pagine del libro, che mi sento senz’altro di raccomandare, non solo agli appassionati di ciclismo.